Rimango fedele a quello che ho scritto sul commercio "equo", lo vedo come un tentativo di cambiare le regole del gioco ...
Il commercio "equo" non è né un palliativo, né un insufficiente, né un ritardo per il semplice motivo che è soggetto alle stesse regole di tutte le altre attività e che, in questo gioco, è solo il 'prevalgono e non le più giuste (ammesso che sia così).
Questo tipo di commercio gioca addirittura una brutta piega su questa "consapevolezza collettiva" che invocate facendo ingenuamente credere nella possibilità di andare contro la logica del sistema.