Scossa elettrica in Europa
IL CIRCOLO DEGLI ECONOMISTI • 13/09/2021
A farne le spese sono le famiglie francesi: l'inizio dell'anno scolastico è segnato da un significativo aumento dei prezzi dell'elettricità e del gas. Patrice Geoffron spiega perché tutti i paesi europei sono colpiti, nessuno escluso
Negli anni '1970 si era imposta nella vita quotidiana degli europei la paura degli "shock petroliferi", una combinazione di aumenti del prezzo del barile e minacce di penuria. Attualmente, l'Europa sta entrando in un periodo, per analogia, di "shock elettrico". I prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica si aggirano intorno ai 100 €/MWh (con consegna in dodici mesi), il doppio rispetto a inizio anno e al di sopra del record raggiunto nel 2008.
L'origine di questo shock deriva da molteplici fattori, che sono difficili da districare. Parte della spiegazione può essere trovata dal lato del gas: la ripresa economica sta attirando in Asia le navi cisterna GNL (gas naturale liquefatto), mentre le consegne russe in Europa sono state ostacolate da problemi tecnici. Poiché il gas rifornisce parte delle centrali elettriche europee, il prezzo dell'elettricità è stato risucchiato verso l'alto; nonché dal prezzo del carbone, spinto dalla domanda asiatica, a livelli record da oltre dieci anni.
Questo focolaio arriva in occasione del completamento del gasdotto Nord Stream 2, oggetto di tensioni diplomatiche transatlantiche. Con la prospettiva di raddoppiare la capacità di importazione di gas russa attraverso questa nuova infrastruttura, il dibattito sulla crescente dipendenza dell'UE dalla Russia si riaccenderà sicuramente. È il caso della Germania, prima delle elezioni, dei Grünen che si oppongono alla messa in servizio di Nord Stream 2.
Altri fattori riguardano le condizioni della transizione energetica in Europa: il prezzo delle quote carbonio europee ha superato quest'estate i 60 euro/tonnellata di CO2, il doppio del livello dello scorso gennaio. Questo sviluppo è coerente con l'impegno dell'UE di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, anziché del 40% (a seguito della presentazione della visione Fit for 55 a luglio da parte di Ursula von der Leyen). Inoltre, la pressione sull'offerta è stata aggravata da una produzione di energia eolica inferiore alle attese e inferiore ai livelli degli anni precedenti.
Una minaccia per le famiglie
Questo shock è di primaria importanza per i produttori elettro-intensivi, la cui offerta è in parte indicizzata ai prezzi all'ingrosso; anche se, per la Francia, una parte viene fornita all'ormai vantaggiosissimo prezzo di 42 €/MWH, tramite l'accesso allo storico nucleare di EDF.
Ma la minaccia pesa ancora di più sulle famiglie che subiranno sia l'aumento del prezzo dell'energia elettrica che, per alcuni, quello del gas. Eufemismo: a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, un forte aumento delle tariffe regolamentate è una prospettiva spinosa. La Spagna potrebbe prefigurare ciò che sta arrivando dalla nostra parte dei Pirenei: la debolezza dell'energia eolica durante l'estate, unita a un maggiore utilizzo dell'aria condizionata, ha già fatto balzare i prezzi a un livello di alta tensione per le famiglie iberiche. Tanto che Teresa Ribera, ministro per la Transizione ecologica, invita Bruxelles a limitare l'aumento, considerando che la “scossa elettrica” rischia di ridurre il sostegno degli europei alla transizione energetica.
Ed è proprio questa la posta in gioco: far sì che le condizioni di accesso all'energia siano un fattore di inclusione, in Europa, nel corso della transizione low carbon. Tenendo presente che, l'ultimo shock dei prezzi dell'energia (petrolio, nel 2018) aveva innescato il movimento dei giubbotti gialli. In un'Europa che si sta avviando - risolutamente e legittimamente - in un decennio di profonde trasformazioni, questa esperienza deve essere riflessa.
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